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FRANCESCA WOODMAN
(1958-1981)

Oggi vi parliamo di Francesca Woodman, una promettente giovane fotografa morta suicida a soli 22 anni. Reduce da una serie di rifiuti a livello lavorativo e da due relazioni andate male, Francesca si getta da una finestra di un edificio dell’East Side nel 1981. Nasce a Denver, Colorado, figlia della ceramista Betty e del pittore George Woodman. Sin da piccola respira aria di cultura.

Giunge in Italia, a Roma, grazie a un programma di scambio. Qui scopre i lavori di André Breton, entrando a contatto col mondo surrealista e futurista. Nel marzo del 1978 organizza la sua prima mostra di fotografia.

L’anno seguente si trasferisce a New York. Cambia atmosfera artistica e tenta di iniziare una carriera nella fotografia, mandando portfolio in giro. Le sue difficoltà nell’avere riscontri positivi non le impediscono di esporre all'Alternative Museum di New York, alla MacDowell Colony nel New Hampshire e di pubblicare Some Disordered Interior Geometries (Alcune Disordinate Geometrie Interiori, 1981). Nonostante la sua morte precoce le sue fotografie colpiscono ancora oggi per la grande delicatezza ed emotività che si cela in esse.

È attraverso gli autoritratti che la Woodman si racconta con la fotografia e lo fa fin dai primi anni dell’adolescenza. Una delle sue opere più emblematiche è Autoinganno n. 1 Roma (1978), immagine che la ritrae nuda mentre si riflette in uno specchio appoggiato a terra. Della sua nudità non si evince quasi nulla. L’ambiente è decadente e il suo riflesso sfocato. La Woodman gioca con i riflessi e il non visibile, donando un’accezione emotiva ai suoi scatti.

Ci racconta della sua depressione e del suo rapporto con se stessa, parlandoci di un’idea di identità che viene recitata più che rivelata. Mette in dubbio il concetto di autenticità proprio degli autoscatti e ne stravolge così i cliché, rendendo le fotografie poco nitide e sfuggenti.

Maria D'Antonio e Matilde Raffoni

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